Recensione: "Joyland" Stephen King

Siete pronti per fare dolcetto o scherzetto?
Halloween è ormai alle porte e quale autore è più in sintonia con questo periodo se non il re del brivido, il grande Stephen King.
Ok, ammettiamolo subito prima di fare brutte figure, in realtà di King ho letto solo due libri: Dolores Claiborne di cui per altro ho solo un vago ricordo e Il miglio verde che invece ho adorato.
Ora visto che in questo periodo qualche lettura da brivido ci sta proprio bene e considerato che questo romanzo vegeta sul mio scaffale già da un po' ho deciso di cogliere la palla al balzo. Volete sapere cosa ne penso? Ecco, continuate a leggere.

TITOLO: Joyland
AUTORE: Stephen King
EDITORE: Pickwick
PAGINE: 351
PREZZO: € 9,90 - ebook € 7,99
Estate 1973, Heavens Bay, Carolina del Nord. Devin Jones è uno studente universitario squattrinato e con il cuore a pezzi, perché la sua ragazza lo ha tradito. Per dimenticare l'ex fidanzata e guadagnare qualche dollaro, decide di accettare il lavoro in un luna park. Arrivato nel parco divertimenti, viene accolto da un colorito quanto bizzarro gruppo di personaggie presto scopre che il luogo nasconde un terribile segreto:: nel Castello, infatti, è rimasto il fantasma di una ragazza uccisa quattro anni prima. E così, mentre si guadagna il magro stipendio, Devin dovrà anche combattere il male che minaccia Heaven's Bay. E difendere la donna della quale nel frattempo si è innamorato.
Giuro che non voglio essere la solita puntigliosa, per cui ditemi se sono io, ma cavoletti fritti come ho fatto a pescare l'unico libro di King che non solo non fa paura, ma non mette nemmeno un po' d'ansia.
Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che Joyland è un thriller, ma vi assicuro che cambierebbe veramente poco perché, detto tra me e voi, qui manca anche la suspence. E non sono stata io a fraintendere perché la sinossi dice chiaramente Devin dovrà combattere il male che minaccia Heaven's Bay. Ora per me Stephen King + combattere il male = lettura da attacco di panico.
Io in testa mi ero fatta mille film di Devin che dopo essere entrato nel Castello abitato dal fantasma iniziava ad essere perseguitato, magari poteva succedergli qualcosa di inquietante che lo spingesse a trovare l'assassino ancora latitante.
Non è che mi aspettassi gente che sbucava da ogni angolo brandendo un coltello insomma, ma visto che si parla del fantasma di una ragazza brutalmente assassinata, io in qualche apparizione che me la facesse fare sotto ci speravo. E invece no, il fantasma si vede una mezza volta e quasi per sbaglio.

Ma andiamo con ordine.
Devin Jones, grazie ad un lungo flashback intervallato dal brevi ritorni al presente, racconta l'estate del '73, l'estate in cui per dimenticare una grande delusione amorosa si ritrova a lavorare a Joyland il vecchio parco di divertimento di Haven's Bay. E preparatevi che almeno una metà del libro si centra proprio su questo, su Devin che si lecca le ferite perché la ragazza con cui stava lo aveva mollato su due piedi.
No, non lo aveva mollato. Andata a lavorare insieme ad una sua amica, Devin dopo un primo momento non riesce più a contattarla e alla fine scopre che si è trasferita da un altro tizio con cui... be' diciamo non era andata a giocare a carte, nonostante con lui non avesse mai voluto fare niente che andasse oltre il bacio.
Quindi Devin, colpito nell'orgoglio oltre che al cuore, si strugge per questo amore perduto e così per non pensare il nostro protagonista si butta anima e corpo nel lavoro che trova molto stimolante, al punto che in autunno decide di prendersi un anno sabbatico dallo studio. Ad affascinarlo è l'atmosfera di Joyland, le sue attrazioni, il gergo che solo i giostrai sanno interpretare e la magia di un posto che sembra quasi sospeso nel tempo.
Il parco però non è solo gioia e divertimento, infatti appena arrivato Devin viene a conoscenza della presenza che sembra abitare una delle attrazioni, il fantasma di una ragazza che quattro anni prima  è stata assassinata.
Il colpevole non è mai stato identificato perché nonostante le molte foto, in nessuna di queste si riusciva a vederne il volto. Davin rimane molto colpito da quella che sembra quasi una leggenda e, pur non riuscendo a vedere il fantasma, viene impressionato dalle visioni avute dal suo amico Tom.
Chiedendo aiuto Erin, il ragazzo indaga sul caso e scopre che la ragazza sembrerebbe non essere l'unica vittima di questo spietato serial killer.

E detto così non sembrerebbe nemmeno male, ma il punto in realtà è che di queste indagini il lettore non viene messo a conoscenza.
Infatti nonostante Devin rimanga colpito dalla storia del fantasma e dal suo assassino alla fine non fa niente. Ma proprio niente, niente.
Non è Devin ad indagare, ma Erin che una volta tornata al college viene incaricata dall'amico di fare delle ricerche. Tuttavia essendo la storia narrata dal punto di vista del protagonista il lettore non può seguire queste indagini, ma viene informato alla fine con un breve resoconto che la ragazza fa all'amico.
In un thriller (e si lo so sarà la millesima volta che lo dico) la suspence di trovare il colpevole o scoprire la verità o sbrigliare la matasse del guaio che si ha tra le mani è parte del fascino. L'emozione di trovare un primo collegamento che inizia a lasciar intravedere uno scampolo di verità in Joyland ci viene preclusa, così come ogni altro coinvolgimento. Come ho già detto è Erin a fare le immagini, ma è Devin a raccontare la storia.
Dunque di cosa parla questo libro per oltre 300 pagine?
In pratica a grandi linee Joyland si divide in due parti: nella prima Devin è alla prese con la delusione amorosa che gli causa una leggera depressione, nella seconda, superata la perdita, conosce Anna e suo figlio Mike, un ragazzino costretto in carrozzella da una grave malattia, e dunque la narrazione si concentra su questo rapporto.
In entrambi le parti la vita privata di Devin si alterna al suo lavoro nel parco dove incontra pittoreschi personaggi dai modi misteriosi e a volte burberi, ma lasciando sullo sfondo la storia del fantasma e le relative indagini.

Alla fine Erin riesce a trovare un collegamento, scopre che l'assassino del fantasma è in realtà un serial killer e a quel punto scoprire chi a Joyland avesse avuto modo di commettere tutti quei crimini è banale.
Ci sono solo una manciata di pagine che riescono a dare una scarica di adrenalina, fermo restando che essendo la storia narrata a ritroso risulta piuttosto ovvio che il protagonista alla fine ne sarebbe uscito illeso.

Nonostante l'ambientazione suggestiva, perché diciamocelo i vecchi luna park hanno sempre un fascino particolare, e lo stile di King che è impeccabile nel raccontare le sue storie, arrivando a commuovere quando si arriva alla parte di Anna e Mike, Joyland è stato una delusione perché a dispetto di quanto promesso questo libro non ha niente di inquietante, ma ancor più perché assolutamente non può essere definito un thriller.
Peccato! :(


2 commenti:

  1. Ciao Alisya, peccato che il libro non sia stato all'altezza delle tue aspettative... io di King ho letto solo "Unico indizio la luna piena" quando ero ragazzina, ma mi piacerebbe conoscere meglio le sue opere!

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    1. A me piace il suo modo di scrivere, sicuramente proverò altro (però magari prima vado a cercarmi in giro qualche recensione:P)!

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