Recensione: "Quel che resta del giorno" Kazuo Ishiguro

Buona sera Sognatori!!

eccomi di nuovo qua a parlarvi di uno degli ultimi libri che mi ha tenuto compagnia, Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, un romanzo che esula un po' dai miei soliti generi, ma che ho letto con grande piacere, anche se esprimere un'opinione non sarà così semplice.
Se infatti da un lato ne riconosco il grande valore letterario per il modo in cui l'autore ha dato vita ad al suo protagonista, dall'altro proprio il carattere di questo personaggio mi ha reso la lettura lenta e non coinvolgente.

TITOLO: Quel che resta del giorno
AUTORE: Kazuo Ishiguro
EDITORE: Einaudi Editore
PAGINE: 209
PREZZO: € 12,00 -ebook € 7,99
La prima settimana di libertà dell'irreprensibile maggiordomo inglese Stevens diventa occasione per ripensare la propria vita spesa al servizio di un gentiluomo moralmente discutibile. Stevens ha attraversato l'esistenza spinto da un unico ideale: quello di rispettare una certa tradizione e di difenderla a dispetto degli altri e del tempo. Ma il viaggio in automobile verso la Cornovaglia lo costringe ben presto a rivedere il suo passato, così tra dubbi e ricordi dolorosi egli si accorge di aver vissuto come un soldato nell'adempimento di un dovere astratto senza mai riuscire ad essere se stesso. Si può cambiare improvvisamente vita e ricominciare daccapo?

Quel che resta del giorno è una sorta di diario di viaggio in cui Stevens, l'anziano maggiordomo di Darlington Hall, nella sua prima settimana di riposo si mette in viaggio verso la Cornovaglia per raggiungere Miss Kenton, sua amica ed ex dipendente a cui vuole proporre una nuova collaborazione.
Lungo il cammino il racconto alternerà resoconti dei curiosi "incidenti" in cui il maggiordomo inciampa ai ricordi degli anni passati, da cui emerge tutta la sua dedizione al lavoro e fedeltà al suo padrone.
Stevens dunque rammenta il tempo in cui ha lavorato come maggiordomo al servizio di Lord Darlington nel periodo tra le due grandi guerre del XIX secolo, quando la casa era sede di fastosi ricevimenti e ospiti illustri che, nel bene e nel male, hanno scritto il loro nome nella storia e lui, rimasto sempre ai margini di questi grandi eventi, ha dedicato la sua vita a far sì che ogni cosa fosse impeccabile, si è occupato di ogni incombenza per facilitare il percorso del suo datore di lavoro con una discrezione quasi imbarazzante.

Attraverso gli occhi dell'inglessissimo Stevens prende dunque vita il racconto di un viaggio, geografico ma anche mnemonico, in cui il maggiordomo ripercorre la sua vita rivelando al lettore, a cui peraltro spesso si rivolge come ad un interlocutore reale, la sua mentalità, il suo carattere, oltre che i fatti salienti che lo hanno portato dove è adesso.
Pagina dopo pagina, prende forma il ritratto di un uomo estremamente razionale, poco incline a qualsiasi dimostrazione emotiva, attento alla forma, all'etichetta, al prestigio, ma che a favore di un ruolo si ritrova ad aver sacrificato ogni altro aspetto della sua vita. Inoltre, nonostante i modi forbiti e l'aspetto impeccabile, appare presto chiaro quanto la mentalità di Stevens sia stata ristretta e abbia spaziato poco al di fuori di quelli che erano i suoi compiti, al punto di porre ogni altra cosa in secondo.

Durante la lunga riflessione che accompagna questo viaggio, Stevens si rende conto che il suo desiderio di non immischiarsi negli affari del suo padrone e il suo non porsi mai delle domande gli hanno impedito di vedere le illusioni nutrite a suo tempo verso l'operato Lord Darligton, così che ora a distanza di tempo il ruolo servile che aveva rivestito con tanto orgoglio gli appare vuoto.
Allo stesso modo deve fare i conti anche con il fatto che per dedicarsi corpo ed anima ad un lavoro che alla fine non ha rivestito l'importanza che si era figurato, ha sacrificato legami e relazioni che adesso avrebbero reso la sua vita meno solitaria.

Come ho detto Ishiguro è stato abilissimo nel creare questo personaggio, nel caratterizzarlo fin dalle prime righe, tanto che è quasi possibile farsi un'immagine di Stevens mentre le parole scorrono.
Grazie ad una cura del linguaggio che appare ricercato e forbito e al ritmo cadenzato che caratterizza la narrazione, appare chiaro che il tipo di persona a cui è affidato il racconto è di un certo livello, dotato di eleganza e molto controllato nei modi e nelle espressioni.

Per quanto mi riguarda però è proprio il modo di raccontare di Stevens a rendere il racconto poco scorrevole, perché il suo carattere formale, il suo soffermarsi su quelle che possono apparire come inerzie appesantiscono un po' la lettura. Non è lo stile di Ishiguro, ma la natura del suo protagonista ad aver reso la narrazione non particolarmente coinvolgente.

 Ad animare la mia curiosità mentre le pagine scorrevano, è stato unicamente il rapporto dell'uomo con Miss Kenton, la allora governante della casa e motivo per cui Stevens decide di intraprendere questo viaggio.
Con la scusa di volerle proporre un lavoro, il maggiordomo si reca a trovarla ripercorrendo con la mente anche quel loro rapporto mai veramente nato.
Se infatti all'inizio a spingere Stevens sembra la sua solita natura formale e pragmatica, tappa dopo tappa viene fuori che anni fa, prima che la donna si spossasse e lasciasse il servizio, nutriva nei suoi confronti dei sentimenti (cosa di cui lui non sembrava essersi reso conto) che hanno finito per infrangersi contro la sua freddezza dei modi e la sua grande razionalità. Allo stesso modo però diventa mano a mano più evidente che questa sua indifferenza fosse solo superficiale, perché più si avvicina alla meta, più diventa chiaro che dietro la scusa formale che lo ha spinto a partire c'è qualcos'altro, la speranza che non sia troppo tardi per rimediare agli sbagli di una vita.

Il finale lascia un sapore amaro, ma non intacca la bellezza del racconto fatto da Ishiguro che ha in Stevens il suo grande pregio, ma anche un limite. Quindi pur riconoscendo il grande valore narrativo, ho verso Quel che resta del giorno dei sentimenti contrastanti.

Sono però curiosa di vedere il film perché ammetto che nella mia testa il volto di Stevens ha preso subito le sembianze di Anthony Hopkins, che sembra perfetto per il ruolo. Sono cuoriossissima di vedere la sua interpretazione.


Nessun commento:

Posta un commento