Recensione: "Irène" Pierre Lemaitre

Ormai dovreste sapere che non leggo spesso gialli, soprattutto se polizieschi, ma la trama di Irène mi ha intrigato. Infondo ci sono delitti efferati, un serial killer che ripropone con estrema cura le scene dei suoi noir preferiti e un commissario particolare; insomma gli ingredienti per una storia capace di tenere con il fiato sospeso ci sono tutti, ma sarà riuscito a lasciarmi a bocca aperta?

Titolo: Irène
Autore: Pierre Lamaitre
Editore: Mondadori
Prezzo:€ 15,00 (ebook € 7,99)
Pagine: 360

C'è stato un omicidio a Courbevoie..." Messaggio laconico per un crimine a dir poco spaventoso. Quando il commissario Camille Verhoeven, felicemente sposato con Irène e in attesa del primo figlio, giunge sul luogo del delitto – un elegante loft – trova due, non uno, cadaveri di donne decapitate e fatte a pezzi e di fronte a una scena così estrema capisce subito, come in un presentimento, che in casi come questi le spiegazioni razionali non servono a nulla. E ha ragione, perché questo è solo l'inizio e uno dopo l'altro si susseguono dei crimini orribili e soprattutto illogici. La stampa e persino il giudice e il prefetto si scatenano contro il "metodo Verhoeven", specie perché l'indisciplinato poliziotto formula un'ipotesi cui nessuno vuole credere: chi sta uccidendo in maniera tanto selvaggia mette in scena delle macabre rappresentazioni ispirate a famosi romanzi noir e questa non può essere una coincidenza. Camille viene lasciato solo di fronte a un serial killer che sembra avere capito tutto di lui, nei minimi dettagli segreti della sua vita, e ha già previsto ogni sua mossa. E in questa sfida crudele ci può essere un solo vincitore. Per questo Camille non potrà sfuggire all'orrendo spettacolo che l'assassino ha preparato con tanta cura solo per lui. In Irène lo stile inconfondibile di Pierre Lemaitre lascia il segno: teso, intenso, non convenzionale, con una trama originale e diabolica e un protagonista fuori dal comune, lo straordinario commissario Camille Verhoeven con i suoi formidabili metodi d'indagine, e una Parigi spenta d'ogni luce romantica, cupo teatro di mostruosi assassini. Questo è il primo romanzo di una trilogia noir ad altissima tensione.
«Enorme successo per la giovane liceale Morgane Bicail, che dopo milioni di letture su Wattpad sta sbancando le librerie.»

 
Come sempre i dettagli dei libri che leggo li scopro solo in corso d'opera, ma direi che sono i rischi del mestiere quando decidi di snobbare le sinossi.
In questo caso la sorpresa è stata capire che Irène è il primo capitolo di una trilogia con protagonista il commissario Camille Varhoever e non sarebbe stato un grande problema (io adoro le trilogie) se non fosse che dopo un inizio promettente il libro ha iniziato ad annoiarmi.

Purtroppo infatti il fascino di Irène è svanito velocemente, perché se  i primi delitti hanno acceso le mie aspettative su una caccia all'uomo piena di svolte e di adrenalina (vista la natura efferata degli omicidi), in realtà mi sono trovata tra le mani un libro molto lento che si rianima un po' solo nel finale.

Non avendo letto altri libri di questo autore non so dirvi se Irène rappresenti in pieno lo stile di Lemaitre, però vi posso dire che personalmente l'ho trovato descrittivo, troppo descrittivo per essere un giallo. Ogni scena, ogni personaggio ci viene presentato in ogni minuzia, così come ogni ambientazione. Inoltre la storia è piena di pensieri e riflessioni, ma soprattutto di metaragionamenti sul genere noir/poliziesco e il risultato è che il ritmo, che dovrebbe essere sincopato (almeno per i miei gusti personali), rallenta all'inverosimile.

L'altro aspetto che non mi è piaciuto riguarda la scelta del titolo. Ora io non voglio fare spoiler ma diciamo che il titolo in sé lo è. Dare ad un romanzo il titolo di un personaggio che è legato al protagonista e non sembra avere di per sé un ruolo centrale, ti fa capire che ad un certo punto farà o succederà qualcosa che lo piazzerà al centro della storia (spero di essere stata chiara e vaga al tempo stesso ^_^).

E tanto per finire in bellezza anche Camille il protagonista non è che brilli per simpatia. Voglio dire per metà del libro non fa che lamentarsi, in un modo o nell'altro, del fatto di essere alto solo 145 cm, quando in realtà durante la storia nessun altro gli dà il peso che gli dà lui. Sì, da un lato serve a centrare il personaggio, però dopo un po' a me è venuta voglia di prenderlo a schiaffi.

Il finale è l'unica parte che riserva qualche emozione, non tanto perché prende di sorpresa, ma per il modo in cui la vicenda si conclude. La scena finale è efferata e visivamente forte, descritta magistralmente e perfetta per il tipo di storia che Lemaitre ha deciso di raccontare.

Sicuramente la tecnica narrativa di questo autore è molto curata: il contrapporre dei delitti efferati, all'umanità che mostra chi si occupa del caso crea un effetto particolare, così come la narrazione ricca di dettagli, volta a coinvolgere il lettore nell'indagine in prima persona. Purtroppo il titolo dell'edizione italiana rovina completamente questo effetto togliendo suspence ad un libro che dovrebbe giocare tutto su questo aspetto.

Indovinare il colpevole non è facile e alcuni tradimenti prenderanno Camille e il lettore contro piede, ma nonostante tutto non sono riuscita ad apprezzare questo libro come avrei voluto. La storia non mi ha coinvolta, non mi ha emozionata, non mi ha tenuta con il fiato in sospeso e alla fine in un genere che gioca sulla tensione questa è una grave mancanza.

So di essere una voce fuori dal coro perché gli amanti del noir cantano le lodi di Irène e dello stile di Lemaitre, ma per me è stato una grande delusione.

 

2 commenti:

  1. Ciao Alisya, non conosco nè il romanzo nè l'autore, ma anch'io non amo i romanzi troppo lenti!

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    1. Si, soprattutto in un genere basato sulla suspence la mancanza di ritmo è pesante!:(

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