Recensione: "Papà Gambalunga" Jean Webster

Bambini (ormai cresciuti) degli anni '80 e'90 venite a meee!!!



No, oggi non parliamo di Sailor Moon, ma di un cartone altrettanto conosciuto dai bambini della mia generazione, ovvero Papà Gambalunga.
Come molti dei classici per ragazzi, solo adesso che sono più grandicella (e si, grandicella è il termine tecnico per gli over 30)  ho recuperato la lettura del romanzo da cui è stato tratta la serie animata e... beh se volete sapere cosa ne penso continuate a leggere! ;)

TITOLO: Papà Gambalunga
AUTORE: Jean Webster
EDITORE: DeAgostini
PAGINE: 212
PREZZO: € 9,90
Jerusha Abbott (Judy) è un’orfana dell’Istituto John Grier, una ragazza sola e senza speranze. Un “deprimente” mercoledì, la sua vita cambia radicalmente e in modo inaspettato: grazie alle sue ottime potenzialità, in particolare nella scrittura, un misterioso benefattore decide di pagarle gli studi presso un prestigioso college, in modo da permetterle di conquistare istruzione e indipendenza; ciò a due condizioni: Judy dovrà scrivere regolarmente all’ignoto filantropo, che ribattezzerà Papà Gambalunga (avendone visto solo la lunga ombra proiettata su un muro), per aggiornarlo sui suoi progressi, e il benefattore stesso dovrà restare sempre nell’anonimato. Inizierà così questo splendido romanzo epistolare “a senso unico”, ma capace – grazie alla simpatia, al senso dell’umorismo e alla sfrontatezza di Judy – di coinvolgere fino all’imprevedibile finale.

Partiamo dall'inizio.
Se come me da piccoli eravate Bim Bum Bam! dipendenti, allora ovviamente conoscete la storia di Judy Abbot e quindi voi, e solo voi, potrete capire il mio smarrimento quando a pagina uno ho scoperto di aver vissuto tutta la mia vita in una bugia.
Neanche il tempo di ambientarmi che infatti scopro che il vero nome della protagonista della storia non è Judy, ma Jerusha, Jerusha Abbott.

Ora io giuro che non ho niente contro il nome Jerusha, però capitemi!
Uno non può vivere tutta la vita credendo di avere davanti una Judy e poi di colpo trovarsi davanti una Jerusha. Son cose che non si fanno!
E così tutte le mie certezze sono crollate.
Ad onor del vero non ha aiutato neanche il fatto di trovarsi davanti ad una ragazza di diciotto anni (nel cartone ne aveva tipo 14) tutta intenta ad accudire i compagni di orfanotrofio più piccoli ed occuparsi delle pulizie in vista della visita dei consiglieri.
Questa ragazza non ha niente a che fare con la ragazzina con le treccine spettinate e l'argento vivo addosso che io ricordo.

Quindi in pratica a pagina due mi ero già resa conto di essere sull'orlo di un precipizio. Tutte le mie certezze erano disperse al vento, tutti i miei ricordi andati in frantumi.

Per fortuna però queste prime catastrofiche impressioni sono andate svanendo mano a mano che la lettura progrediva.
Il romanzo infatti dopo le prime pagine in forma narrativa, prende la forma epistolare con le lettere che anche nel cartone Judy scrive al suo Papà Gambalunga una volta arrivata al college.

Ma facciamo un passo indietro.
Per chi non conoscesse la trama (male andate a recuperare cartone e romanzo!) Jerusha è una trovatella di 18 anni che sembra destinata a rimanere nell'orfanotrofio in cui è cresciuta. Tuttavia un giorno un misterioso e ricco membro del consiglio, colpito dal talento narrativo della ragazza, decide di diventare il suo tutore e di pagarle l'università. L'unica condizione che la giovane deve soddisfare è scrivergli una volta al mese delle lettere per raccontargli di sé, dei suoi progressi nello studio e della sua vita in generale.
La ragazza è più che lieta di scrivere al suo benefattore che volendo rimanere anonimo usa lo pseudonimo John Smith (insomma l'equivalente inglese di Mario Rossi) e che Jerusha battezza Papà Gambalunga a causa dell'unica immagine che ha di lui, ovvero quella di una lunga ombra proiettata sul muro dell'orfanotrofio dai fari di un'automobile.

Il cuore del libro sono dunque le lettere scritte da Jerusha (che se ve lo state chiedendo ad un certo punto decide di cambiare il suo nome in Judy, con mia somma gioia) durante i quattro anni di università.

Non vi sto a raccontare altro perché se non conoscete la storia dovete assolutamente leggerla, soprattutto per il finale che da piccola mi emozionava ogni volta.

Quello che mi è sempre piaciuto di questo cartone e che ho apprezzato anche nel romanzo è il carattere della sua protagonista. Jerusha/Judy è una ragazza vivace, allegra, che nonostante sia cresciuta in un orfanotrofio è rimasta una sognatrice e un'inguaribile ottimista.
Leggendo le sue lettere lentamente scopriamo il suo carattere frizzante, ma anche le sue fragilità insieme ad una forza che mano a mano che cresce va a sostenere la sua voglia di indipendenza.
Ciò che mi fa consigliare questa lettura è proprio questo,  il fatto, non da sottovalutare in un romanzo dei primi del '900, che la Webster ha scelto per la sua storia una donna forte, che non accetta di sottomettersi a nessuno e che non si rimette passivamente all'aiuto del misterioso John Smith. Judy/Jerusha, nonostante l'infinita gratitudine che prova verso il suo benefattore per l'opportunità che le ha offerto, è decisa a prendere da sola le sue decisioni e a ripagare il suo Papà Gambalunga per i soldi spesi, anche se lui ovviamente vive questo desiderio quasi come una mancanza di riconoscenza.
Questo in più punti sarà motivo di scontro fra i due perché se da una parte l'uomo vuole prendersi cura della giovane, alle volte anche decidendo per suo conto, dall'altro Judy/Jerusha, per sentirsi libera e indipendente, vuole ripagare questo debito con i frutti di quel talento in cui il misterioso uomo per primo ha creduto, come per dimostrare che una volta cresciuta non ha più bisogno della carità che fin da piccola l'ha sostenuta, ma che finalmente è pronta a reggersi sulle sue gambe.
Judy/Jerusha non accetta quindi di essere controllata e comandata, indipendentemente dal debito di gratitudine che ha con l'uomo, e ciò secondo la sottoscritta ne fa un modello femminile positivo come troppo pochi se ne vedono nella letteratura.

Per il resto la lettura di Papà Gambalunga scorre quasi senza accorgersene grazie ad uno stile semplice e colloquiale e tra le pagine è facile ritrovare l'immagine della ragazza vivace e allegra che il cartone mi ha fatto conoscere.

Quindi posso affermare con soddisfazione, e non senza aver tirato un bel sospiro di sollievo, che nulla  o quasi è stato cambiato nel trasporre in anime questo bellissimo classico. Eventi, persone, stati d'animo tutto è rimasto uguale e scoprire questo romanzo è stato come tornare un po' bambina.

Se dunque come me avete amato il cartone, Papà Gambalunga è un romanzo che vale assolutamente la pena leggere, in caso contrario è comunque un ottimo classico di cui consiglio spassionatamente la lettura.

Ora, potrei finirla qui, però la mia parte cinica e disillusa chiede parola e visto che non è molto rispettosa della suspence fin qui creata farà spoiler come non ci fosse un domani (per quanto sia possibile parlando di un classico).
****
Fin qui ho decantato bellezze e pregi di questo romanzo, ma ci vogliamo soffermare un attimo a valutare la storia?
Considerati i tempi di oggi come sarebbe vista la storia di un uomo che finanzia l'istruzione di una giovane e che poi convenientemente finisce per sposare?? Avanti pensateci!
Non è un tantino sospetto che "John Smith" voglia restare anonimo, salvo poi entrare nella vita di Judy come Jervis Pendleton e piano piano farla innamorare. E capitemi, non sono i quattordicianni di differenza a stranirmi, ma con quante persone ci sono al mondo quanto è probabile che casualmente tu uomo adulto e ricchissimo, ti innamori della ragazzina che hai tirato fuori dall'orfanotrofio e con cui non vuoi avere contatti, visto che come condizione hai chiarito subito che mai e poi mai avresti risposto alle sue lettere o avresti avuto un qualsiasi rapporto con lei?
Su diciamocelo che il signorino Jervie un pensierino ce l'aveva fatto a priori!
 (E si ho fatto spoiler perché Jervis Pendleton è John Smith, alias Papà Gambalunga! Così imparate a recuperare i bei cartoni!)

E spendiamo due parole anche sull'adattamento della serie animata, perché non soddisfatti dell'inciucio originale tra una ragazza di 18 ed un uomo di 32 anni, hanno pensato bene di abbassare di quattro anni l'età della protagonista.

Insomma bene, ma non benissimo!

Ecco, quello che dovevo dire ve l'ho detto e ora vi lascio al coro di



Papà
Papà
Gambalunga,
Gambalunga
Tu per Judy sei davvero importate....

4 commenti:

  1. Ciao Alisya! Il cartone non lo seguivo, penso di aver visto giusto qualche puntata a caso, ma il libro a me non è piaciuto molto :(

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