READING CHALLENGE
N° 66 - Una trilogia
Questa si preannuncia come un'altra delle mie recensioni atipiche, preparatevi! E devo anche ammettere che scriverla mi ha messo un po' in difficoltà perché non sono sicura di sapere da dove iniziare. Più cerco di riordinare le idee e più i pensieri si aggrovigliano.
Forse la prima cosa da dire è che fino a qualche giorno fa di "Hunger Games" non sapevo niente, ma proprio niente. Non conoscevo la trama, non sapevo da quanti libri era composta la saga e ovviamente non avevo visto nessuno dei film.
Il fenomeno di questa trilogia mi è letteralmente scivolato addosso, in parte perché ci vedevo solo il tormentone che stava rimpiazzando Twilight, in parte perché come lettrice stavo attraversando un periodo di pigrizia insormontabile.
Poi la settimana scorsa sono andata alla Giunti, in un puro atto di masochismo (visto che a casa ho una quantità di libri da leggere incalcolabile) e la ragazza che, purtroppo per me e il mio portafoglio, sa bene il genere di letture che mi piacciono, mi ha parlato di Hunger Games dicendo che secondo lei mi sarebbe piaciuta.
Mi fido molto del suo parere (gli ultimi libri che mi ha consigliato mi sono piaciuti davvero tanto) perciò decido di tentare. Davanti mi si parano due opzioni:
- il librone della trilogia dalle dimensioni di un A4 e alto più o meno 5cm;
- l'acquisto del primo libro e poi, se mi fosse piaciuto, prendere anche gli altri.
Ora dovete sapere che se c'è una cosa a cui non so resistere sono i libri di dimensioni mastodontiche (e poi per principio se inizio una trilogia o saga, devo arrivare alla fine a prescindere dal fatto che mi piaccia o no). Quindi scarto l'idea dei singoli volumi e mi tuffo sulla trilogia completa.
Inizialmente la metto da parte e torno a dedicarmi ad altre letture, ma ogni volta che l'occhio ricade sulla copertina ed i suoi caratteri dorati sento il richiamo della trilogia e alla fine cedo.
Leggo il primo volume in un giorno, totalmente assorbita dalla storia e assolutamente incapace di fermarmi. Trovo la trama originale e appassionante, ha la giusta dose di pathos e azione ed è condita con quel po' di intrigo amoroso che non guasta mai.
Lo stile della Collins non è perfetto, forse un po' troppo semplice, ma la narrazione in prima persona coinvolge e mi catapulta in mezzo alla vita di Katniss nel distretto 12.
L'elemento che più ho apprezzato in questo Hunger Games è il fatto che la storia entra quasi subito nel vivo. Le saghe o le trilogie normalmente hanno introduzioni lente, lunghe e spesso strascicate. Ci vogliono capitoli e capitoli prima che succeda qualcosa di davvero significativo. Qui no. Nelle prime venti pagine vengono introdotti il contesto ed i personaggi e allo stesso tempo si arriva alla mietitura.
Non mi dilungo sul contenuto della storia perché immagino di essere l'unico essere umano che la ignorava. L'idea dei giochi cattura, la preparazione a Capitol City diverte facendo salire l'impazienza per l'inizio degli Hunger Games. Ad ogni pagina la curiosità sale.
Parte del fascino è sicuramente legato alla protagonista Katniss, che è anche la voce narrante, che nonostante i suoi sedici anni appare come una ragazza forte e indipendente. È lei che mantiene la famiglia, che si offre al posto della sorella, è coraggiosa e determinata, ma allo stesso tempo rivela uno spirito da adolescente normale. Grazie all'incontro con Peeta vengono fuori la confusione, l'incertezza e la fragilità che la fanno sembrare più normale e umana, facendola confrontare con un'altalena di emozioni che renderà il loro rapporto confuso e contraddittorio.
Anche i personaggi secondari sono carini, alcuni volutamente grotteschi, altri irritanti, altri divertenti. Nell'insieme si delinea un quadro variopinto che affascina.
Il primo libro mi è piaciuto tanto, mi ha riempita di aspettative ed entusiasmo per il resto della saga, anche se il finale non crea l'impellenza di andare avanti, tanto da poter essere visto come autoconclusivo. Da 5 stelle.
Presa dall'entusiasmo la sera decido di guardare il film avendo un'idea ben chiara di cosa mi aspetto di vedere. Il libro è molto scenografico. In fondo l'intero concetto degli Hunger Games si centra sull'idea dello spettacolo (idea che di per sé è già molto televisiva), sono un sistema di intrattenimento, una versione un po' più cruenta (ma solo un po') dell'Isola dei famosi. Davanti ad una storia che sembra scritta apposta per il cinema, mi aspetto una trasposizione molto fedele di ciò che ho letto.
Chiunque abbia visto il film sa quanto mi sono sbagliata. La delusione è stata grande, tanto che se avessi visto il film senza aver letto il libro, dubito che qualcuno mi avrebbe mai convinta a prenderlo in mano. Sono stati capaci di stravolgere la storia in modo così radicale, da lasciarmi senza parole. L'argomento è lo stesso, ma sono stati cambiati e rimossi tutte le sfumature ed i dettagli che gli davano fascino e colore, fino ad arrivare a rendere tuto molto sterile.
Basta pensare al modo in cui Katniss ottiene la spilla che è il simbolo dell'intera trilogia, l'intero rapporto con Peeta è ridotto a qualcosa di incomprensibile e vuoto (tanto che non si capisce su che base si regga la parte finale, cosa che nel libro invece è ben spiegata). Tutto questo poi finisce per alterare anche la percezione di Katniss visto che tutte le parti che la rendevano più normale, i dubbi, i tentennamenti avrebbero dovuto emergere in funzione del rapporto con Peeta. Oltre a questo anche le parti cruente, le uccisioni, le ferite vengono praticamente omesse e ciò stravolge completamente la resa (e il fascino) degli Hunger Games.
Basta pensare al modo in cui Katniss ottiene la spilla che è il simbolo dell'intera trilogia, l'intero rapporto con Peeta è ridotto a qualcosa di incomprensibile e vuoto (tanto che non si capisce su che base si regga la parte finale, cosa che nel libro invece è ben spiegata). Tutto questo poi finisce per alterare anche la percezione di Katniss visto che tutte le parti che la rendevano più normale, i dubbi, i tentennamenti avrebbero dovuto emergere in funzione del rapporto con Peeta. Oltre a questo anche le parti cruente, le uccisioni, le ferite vengono praticamente omesse e ciò stravolge completamente la resa (e il fascino) degli Hunger Games.
Insomma non mi è piaciuto per niente. Il film lo boccio in toto.
Vado avanti con il secondo volume "La ragazza di fuoco" e mi accorgo quasi subito che non è come il primo. Il ritmo rallenta, si fa meno incalzante e la storia meno originale. Il punto centrale tornano gli Hunger Games e si delineano meglio i contorni del triangolo amoroso tra Katniss, Gale e Peeta che sostiene parte del fascino di questo secondo libro (e che non si scioglierà fino alle ultimissime pagine della trilogia).
L'attenzione per i giochi viene approfondita, vengono inquadrati nella situazione più generale di Panem. I vari distretti, già sul punto di una rivolta, esplodono dopo la fine degli ultimi Hunger Games spinti involontariamente dalla stessa Katniss.
"La ragazza di fuoco" a differenza del primo volume termina con un colpo di scena di quelli che lasciano a bocca aperta e con il bisogno imperioso di continuare a leggere. (E detto tra noi è per questo tipo di finale che mi rifiuto di leggere una saga che non sia già conclusa, perché se dovessi aspettare mesi per andare avanti potrei rimetterci la salute mentale).
Stavolta decido di non guardare il film finché non avrò letto anche l'ultimo libro "Il canto della rivolta" e visto che in TV non c'è mai niente (e anche se ci fosse stato non potevo tollerare di non sapere) riapro il mio libro e mi rimetto a leggere.
Per il terzo volume impiego poco più di un giorno e dico subito che tra i tre è quello che mi è piaciuto meno, non tanto per la trama che continua a stuzzicarmi abbastanza (infondo c'è una rivolta in corso e il destino di Panem è incerto, per non parlare di Peeta), ma cambia qualcosa nella narrazione.
In questo capitolo non ci sono dei veri e propri giochi, ma una guerra che, soprattutto nella parte finale, li ricorda.
Katniss, diventata suo malgrado il simbolo della ribellione, si getta nella mischia, viene ferita e spesso finisce in ospedale o alla base a riprendersi da ferite di varia natura e genere (alcune delle quali lasceranno segni molto profondi nell'animo della ragazza).
In tutto questo però la storia in parte perde di fascino, di ritmo e di originalità.
Il personaggio principale perde smalto e sembra un po' fossilizzarsi. Mentre i personaggi che le stanno attorno si evolvono, Katniss non lo fa, o almeno non così tanto. Anzi lo spirito combattivo, quell'istinto a sopravvivere che la rendono tanto viva nel primo volume qui si affievolisce quasi fino a sparire. Quasi si assiste ad uno scambio di personalità tra Katniss e sua sorella Prim, che in "Il canto della rivolta", pur rimanendo solo un personaggio secondario, di dimostra ben diversa dalla ragazzina spaventata che ci era stata presentata all'inizio.
Nel finale il ritmo sale nuovamenet, Katniss torna sul campo e la guerra si conclude, riservando qualche colpo di scena che non mi sarei aspettata.
In tutto questo però la storia in parte perde di fascino, di ritmo e di originalità.
Il personaggio principale perde smalto e sembra un po' fossilizzarsi. Mentre i personaggi che le stanno attorno si evolvono, Katniss non lo fa, o almeno non così tanto. Anzi lo spirito combattivo, quell'istinto a sopravvivere che la rendono tanto viva nel primo volume qui si affievolisce quasi fino a sparire. Quasi si assiste ad uno scambio di personalità tra Katniss e sua sorella Prim, che in "Il canto della rivolta", pur rimanendo solo un personaggio secondario, di dimostra ben diversa dalla ragazzina spaventata che ci era stata presentata all'inizio.
Nel finale il ritmo sale nuovamenet, Katniss torna sul campo e la guerra si conclude, riservando qualche colpo di scena che non mi sarei aspettata.
Con la fine della guerra la storia si avvia verso la conclusione ed i protagonisti affrontano il ritorno a casa. Katniss è spezzata, provata dall'ennesimo dolore che inghiottisce tutto il resto. Mi è piaciuta la scelta di non fare della protagonista la solita eroina che esce indenne da ciò che ha passato, di dipingerla più come una sopravvissuta, perché in fondo è ciò che è e le cicatrici di ciò che ha passato se le porterà dentro per sempre. Quello che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca è il modo in cui è stato sviluppata la conclusione del triangolo amoroso. Anche se non è un elemento centrale della trama, rimane comunque un tema importante che attira l'attenzione e viene sviluppato lungo tutti e tre i libri, per cui mi ha deluso che la Collins abbia deciso di far dare a Katniss una spiegazione sommaria di come il riavvicinamento avvenga e del perché abbia scelto lui. Un paragrafetto per risolvere un'altalena che andava avanti da più di 700 pagine, mi sembra un po' poco. Personalmente avrei preferito il classico "show don't tell"; far vedere il recupero e la rinascita del rapporto tra i due, più che spiegarlo. In questo modo mi sono sentita lasciata un po' in sospeso, decisamente insoddisfatta.
Nel complesso però la trilogia mi è piaciuta molto. L'ho letta velocemente e con piacere, spinta dalla trama originale e ben organizzata. La storia forse è fin troppo semplice, tanto che fin dall'inizio buoni e cattivi sono divisi senza grandi colpi di scena (non che questo sia un difetto).
I personaggi sono resi bene, anche quelli che rimangono sullo sfondo, cambiano e si evolvono insieme alla storia ed alcuni, pur vedendoli solo di sfuggita riescono a trasmettere molto (come ad esempio Cinna).
Il punto di vista è perfetto per questo tipo di narrazione, rende la trama vivida e vivace. Ho apprezzato la scelta di una eroina che non somigli a Wonder Woman, a cui le atrocità non scivolano addosso o che lasciano il segno per un paio di pagine per scomparire al capitolo dopo. Katniss soffre e viene segnata dalle cose che vive, diventa fragile, si spezza, vacilla e ciò rende il suo personaggio molto più umano. Non è la sua sofferenza o fragilità a rallentare nel terzo libro la narrazione, quanto le dinamiche intorno a cui gira che sono sempre le stesse e che alla fine risultano un po' ripetitive (avendo letto tutte le 700 pagine senza grandi intervalli temporali certe cose saltano agli occhi).
In ogni caso, soprattutto per un pubblico adolescenziale, Hunger Games è un libro valido ed emozionante, una storia che sa accontentare ragazze e ragazzi, capace di appassionare e sorprendere.
Nel complesso direi che si merita 4 stelline.
Adesso non mi rimane che guardare gli altri film e incrociare le dita.
E voi che ne pensate? Avete seguito la serie? Vi è piaciuta?
Titolo: Hunger Games (trilogia)
Autrice: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Pagine: 736
Prezzo: € 24,00 (€ 18,00 con lo sconto)
Titolo: Hunger Games (trilogia)
Autrice: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Pagine: 736
Prezzo: € 24,00 (€ 18,00 con lo sconto)
Eccellente analisi della trilogia e della trasposizione cinematografica. Io ho amato questa saga anche se come te non sono stata soddisfatta dal terzo capitolo e tanto meno dal finale frettoloso. Per quanto riguarda i film, soprattutto per l'ultimo, ti lascio con un bel no comment. :)
RispondiEliminaPer ora il terzo non l'ho ancora visto, però il secondo non è male. Molto più attinente al libro e non c'è paragone con il primo. Non mi rimane che guardare gli ultimi due capitoli, ma ormai mi aspetto di tutto!
Eliminache brava, vai avanti con la challenge.. io mi sono un po' arenata ma ora devo riprendere! Bè, sappi che io sono fra i pochi alieni a non sapere un bel nulla di questa trilogia... Nel senso che conosco il nome ma non di più. Ma se dici che vale la pena me ne ricorderò :) Evitando i film, però :P Bacioni
RispondiEliminaSe ti piace il genere la trilogia vale la pena, scorre bene ed è diversa dalle altre che si trovano. Per i film non saprei. Il secondo è molto più bello del primo, abbastanza fedele al libro e l'ho guardato volentieri. Chissà come saranno gli ultimi due... :)
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