Rosa e Romance: parliamone

Ultimamente mi capita abbastanza spesso di imbattermi in discussioni su quanto sia reale la distinzione tra romanzo rosa e romance.
Da una parte ci sono quelli che vedono la cosa come una mera etichettatura, dall'altra quelli che la ritengono una separazione legittima. Ma come stanno veramente le cose?

Personalmente preferisco vedere questi due generi, per quanto affini, come distinti. Anche se le differenze sono minime, sono comunque presenti e, come per gialli e thriller, sono sufficienti a delineare due distinte tipologie di romanzo.
 
Prima di passare alle differenze però vediamo di sottolineare quelli che sono i punti comune. Primo fra tutti entrambi sono centrati sul nascita e sviluppo di una relazione. L'amore, sempre l'amore... :)
Ma, molto più importante, entrambi rispondono a uno schema narrativo semplice che si articola in tre punti principali:
  • incontro e nascita di un amore,
  • insorgere di ostacoli alla relazione
  • risoluzione dei suddetti.
Quello che cambia è il modo in cui questa struttura viene sviluppata, almeno per come la vedo io. ;P


Il romanzo rosa è un'opera che deriva dalle fiabe. Al centro della narrazione c'è sempre una storia d'amore a lieto fine. Nel romanzo rosa il lieto fine è obbligatorio. Questa cosa è fondamentale. Per cui tutte le bellissime storie d'amore che finiscono in tragedia non sono romanzi rosa.
 
A ciò si aggiunge un'altra caratteristica imprescindibile del rosa, la semplicità. I libri di questo genere sono letture leggere caratterizzate da un linguaggio non elaborato e da personaggi  basati su stereotipi (e ho detto basati perché almeno in teoria un pochino andrebbero elaborati).
Le eroine sono modelli femminili idealizzati, donne giovani e belle che si trovano a fronteggiare un ostacolo. Al loro fianco ci sarà sempre l'immancabile eroe/principe azzurro che aiuterà la ragazza a superare il problema (questo anche quando tra i due non scorre proprio buon sangue all'inizio). Inoltre alla coppia, il cui amore sembra essere scritto nelle stelle, si oppone qualcuno o qualcosa. L'ostacolo da superare infatti può essere una dinamica esterna o interna alla coppia. Nel primo caso avremo la presenza di un antagonista, nel secondo non sarà necessario. Il quadro si conclude con una insieme di aiutanti che rimpiazzano il ruolo che nelle favole è di fatine, folletti e gnomi...
Ovviamente il lieto fine obbligatorio fa sì che questo romanzo sia permeato da un forte ottimismo che sradica la storia dalla realtà, collocandoli in un contesto semplicistico.
 
Per come la vedo io invece il romance, è un po' più complesso. Prima di tutto è un tipo di romanzo che si sviluppa dal romanticismo europeo e non dai racconti infantili e si concentra di più sull'analisi dei personaggi ovvero ne approfondisce maggiormente i sentimenti, le contraddizioni, le aspirazioni.
La storia d'amore è presente, ma non ha la natura idilliaca che connota l'altro genere e la prova è che il lieto fine non è scontato. Nel romance l'amore non sempre trionfa e può essere rappresentato sia come la vetta più alta, che come l'abisso più profondo. Pensate a storie come I dolori del giovane Werther e capirete di cosa parlo.
Il vantaggio di un approccio del genere è che apre la strada ad un range di scenari più ampio e più ricco. Oltre a questo c'è una maggior cura del contesto che appare più legato al quotidiano e che sarà colorato da tensioni, problemi e condizioni reali.
 
Per farla breve il romanzo rosa è più semplice, più affine alla favola, mantiene quell'ottimismo, quello spirito romantico che nel romance un po' si perde a scapito di storie più complesse, magari drammatiche e reali.
Per andare sul concreto per me Come sposare un milionario è un romanzo rosa, L'equazione di un amore è un romance.
Sfumature? Può darsi. L'importante è sapere cosa si sta prendendo in mano prima di iniziare a leggere, perché approcciarsi ad un romance credendolo un rosa può dar luogo a delusioni epiche e poi magari a valutazioni fuorvianti.

Immagino che le anime coraggiose che stanno ancora leggendo si chiedono: ma perché vi sto annoiando con queste chiacchiere?
 
Chi mi segue sa che una delle critiche che più rivolgo ai romanzi rosa (e in parte anche ai romance) riguarda il fatto di essere banali e scontati.
Ultimamente ho partecipato ad una discussione con autrici e lettrici dove si chiedeva perché spesso ci si lamenti del lieto fine scontato nei rosa, quando è la stessa struttura narrativa ad imporlo.
Come sempre, quando si discute in modo costruttivo, ho visto fiorire opinioni diverse che mi hanno spinto a riflettere e scrivere questo post, perché mi sono resa conto che, sbagliando, ho dato per scontato che usando certe definizioni e termini il significato attribuito fosse comune. Mi sembrava giusto chiarire e, visto che ci sono, aggiungere un altro paio di cose.

La semplicità del romanzo rosa/romance non va letta come sinonimo di banalità. Il fatto che questo genere debba restare dentro dei paletti, non significa che i libro non possano brillare di originalità e stupire il lettore. È qui che sta il talento di un autore.
Se scelgo di leggere un rosa, è ovvio che parto con delle aspettative precise, come le ho quando decido di leggere un thriller. Se da quest'ultimo mi aspetto suspance e adrenalina, dal primo mi aspetto palpitazioni, farfalle nello stomaco e tanto romanticismo. Se la storia mi delude non è perché c'è il lieto fine, non è questo a rendere la storia scontata, ma il modo in cui a quella conclusione si è giunti.
Se un autore è stato così bravo da emozionarmi per 200 pagine o giù di lì, io pretendo che non mi molli sul più bello rifilandomi un finale in fretta e furia, perché tanto c'è l'happy ending.
Io voglio storie d'amore che finiscano con i fuochi artificiali e non che mi accendano il desiderio di bruciare il libro.
 
Tanto per non far nomi posso citare un esempio fresco fresco di lettura. Chissà se stai dormendo, romanzo rosa scritto a quattro mani. In bilico tra rosa e chick lit, questo libro mi ha catturata fin dall'inizio. Jack e Amy sono stupendi e la loro storia, leggera e coinvolgente, mi ha regalato un piacevole pomeriggio di relax. O almeno l'ha fatto fino al finale dove, mi sono cascate le p... si, avete capito bene.

 
Dopo una rottura tanto netta che tiene il lettore ben bene sulla graticola (perché è ovvio che tornano insieme, ma la questione è come? COME?!) viene buttato lì un finale semplicista, dove i due fanno pace senza neanche mezza spiegazione.
Ed è vero, c'è il lieto fine, ma a me sono girate a mille lo stesso perché un finale del genere mi ha rovinato tutta la storia, trasformando un romanzo a cui avrei dato 4 stelle, in uno a cui a mala pena mi sento di darne 3 (se non due e mezzo).

Con il testo alla mano vi snocciolo in due righe la questione. Il libro è lungo 253 pagine, tra i due avviene una rottura seria più o meno verso pagina 200, nelle 50 restanti tra i due non c'è nessun contatto (nessuno!), anzi sembra sempre più chiara l'insanabilità della cosa (cosa ottima per la tensione),  poi a pagine 251 (e dico 251) i due si rivedono ed è tutto risolto con due chiacchiere al bar. Ora se vi dico che uno dei due ha tradito l'altro, voi vi spiegate come la cosa si possa risolvere in due pagine e mezzo?
 
Per cui autore/autrice di rosa e romance: se create un ostacolo e questo deve essere superato (o non superato) va dedicato ugual spazio al problema che alla soluzione. Se la nostra coppia unita dalle stelle si separa perché uno dei due è sposato, non basta far apparire il personaggio con le carte del divorzio firmate per avere il lieto fine. Voglio saperne qualcosa di più.
Perfino nelle favole, almeno quelle originali, la storia non finisce dopo che il principe salva la principessa.

Questo è il mio punto di vista. Ed ora a voi la parola. Sono curiosa di sapere cosa ne pensate. Rosa e Romance, dite la vostra!

7 commenti:

  1. Ciao Alisya, premetto che in generale non disdegno il lieto fine, però molte volte già dalle prime righe di un romanzo si capisce già come andrà a finire la storia, perciò secondo me qualche volta un colpo di scena non ci starebbe male, soprattutto se la trama non presenta particolari elementi di originalità! E' vero che questi generi seguono un modello però mi piace quando uno scrittore lo usa a suo piacimento, senza seguirlo in modo rigido :-)

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    1. Ciao Ariel!
      Io adoro il libri a lieto fine, soprattutto se preceduti da qualche tensione che mi fa stare sulle spine, e proprio per questo se me lo rovinano con delle banalità ci resto male! :(

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  2. Post davvero interessante!
    Io personalmente non sono più un'accanita fan del genere dopo averne fatto quasi indigestione durante l'adolescenza, ma avevo smesso anche per la prevedibilità di certe storie. Sono d'accordo sul fatto che, solo perché il lieto fine è scontato, non sia necessario comunque cercare un po' di originalità nella narrazione della storia che porterà a suddetto lieto fine.
    Ed ecco, il caso che hai citato - di una cosa come un tradimento affrontata e risolta in una pagina e mezzo - è proprio quello che mi farebbe venire voglia di lanciare il libro fuori dalla finestra per l'assoluta mancanza di realtà. Per me è improponibile una risoluzione del genere - o forse sono io che sono troppo carogna e porto troppo rancore. xD

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    1. Grazie mille! ^_^
      Io sto cercando di diversificare, ma il rosa (in tutte le sue sfumature) è e rimane il mio primo amore (forse al pari del fantasy).
      )

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  3. Paragonare il Werther al romance, anche solo per quanto riguarda la trama, fa subito capire che chi scrive non ha probabilmente compreso la differenza tra letteratura e narrativa di bassa lega (di cui il romance, che piaccia o meno, ne fa parte a pieno titolo). Credo che il fenomeno sia dovuto al fatto che ogni donna sogna l'uomo che non ha (ma che vorrebbe) e non c'è nulla di male, ma infestare il panorama letterario italiano con roba di dubbia qualità mi sembra veramente troppo. Sempre le stesse persone che prendono coraggio (e che coraggio) e si buttano a scrivere questi libri, quando fino al giorno prima scrivevano usando abbreviazioni del tipo "k", "qnd" e continuano a farlo quando si autocelebrano scrittrici. Bisognerebbe capire che la scrittura non è per tutti, solo questo.

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    1. Prima di tutto grazie per essere passato e aver condiviso il suo pensiero, mi fa piacere avere l'opportunità di confrontarmi sull'argomento.
      In parte sono d'accordo quando afferma che la scrittura non è per tutti.
      Al pari di tutte le altri arti, dalla musica alla pittura, dal canto alla danza, anche la scrittura è frutto di un talento speciale, o almeno di una certa preparazione, mentre oggi molti si improvvisano scrittori con conseguenze negative sulla qualità di ciò che viene pubblicato.
      Inoltre non dimentichiamo che i dati ci dicono che in Italia ci sono più scrittori che lettori, il che vuol dire che molti di quelli che pubblicano spesso non leggono neanche un libro all'anno. Mi preme però sottolineare che questo "abbassamento degli standard" non riguarda solo il mondo del romance/rosa, che sicuramente è il genere in cui il fenomeno appare con più prepotenza, ma riguarda anche gialli, thriller, noir...

      Diverso è il discorso che fa riguardo al romance, perché in questo caso non mi sento di condividere il suo punto di vista.
      Le assicuro che ho ben chiara la differenza tra letteratura e quella che ha definito "narrativa di bassa lega", ma mi riservo di giudicare la qualità di un libro per come è scritto, non dal genere a cui appartiene.
      Non ho citato "I dolori del giovane Werther" con leggerezza o superficialità, ma tra tanti ho scelto questo classico perché, accantonando la forma epistolare del romanzo, quest'opera mostra bene la complessità a cui il romance può puntare. Non si può negare che il Werther racconti una storia d'amore, ma c'è anche molto di più. Nel libro di Goethe c'è la volontà di scavare la passione e sviscerare, nel bene e nel male, gli stati d'animo, mostrando tanto il dolore quanto la speranza di chi scrive.
      Scrivendo romance si sceglie di parlare di sentimenti ed è alla profondità della storia di Goethe che si dovrebbe puntare. A mio avviso la differenza tra il Werther e i romanzi commerciali a cui lei si riferisce sta tutto nello straordinario talento narrativo di Goethe, per questo non ritengo giusto attribuire ad un genere letterario i limiti che appartengono alla qualità delle opere e che quindi devono ricadere sulle capacità narrative degli autori.

      Le sue critiche riguardo alla qualità e superficialità delle storie forse sarebbero più appropriate se riferite al romanzo rosa che al romance. Nell'articolo ho provato a spiegare la differenza tra i due generi che forse può essere riassunta così: i romanzi rosa sono favole per adulti, i romance possono essere qualcosa di più.

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    2. Scusate l'intromissione, ma definire un intero genere letterario "di bassa lega" non è solo offensivo e irrispettoso, ma anche semplicistico. Solo perchè ci sono delle persone che non sanno scrivere, o che si cimentano a farlo senza esperienza (e questo vale per ogni genere letterario) denigrare un intero catalogo pare esagerato. Dimostra anche una visione piuttosto ristretta, e a mio parere è come urlare: solo quello che piace a me è degno di essere considerato. A me non piacciono i thriller e i gialli, che a loro volta seguono sempre la stessa linea narrativa, perchè è ciò che si aspetta il lettore, e che contraddistingue il genere da altri, ma non potrei mai dire che è letteratura di basso livello. I gusti sono gusti, perciò sarebbe saggio e maturo non denigrare il lavoro altrui, soprattutto quando non si sa che cosa ci sta dietro tale lavoro.

      Detto questo: complimenti per l'articolo che è riuscito in modo chiaro e semplice a porre una distinzione tra i due generi letterari. L'ho davvero apprezzato.

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